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E prima o dopo l'8 settembre per l'Esercito di Isabella Rauti che differenza fa?

«La condotta tenuta nel corso di una pubblica manifestazione consistente nella risposta alla “chiamata del presente” e nel cosiddetto 'saluto romano', rituali entrambi evocativi della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il reato previsto dall'articolo 5 della legge Scelba (n.645/1952), ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista». Naturalmente c'è impaziente curiosità di conoscere la motivazione dello stravagante giro di parole con il quale la Cassazione ha sentenziato che il saluto romano, volendo proprio essere pignoli, può anche considerarsi reato. Ma non quando si configuri come un consentito omaggio a qualche fascistone defunto, ma solo se accompagnato alla certezza che la congrega di coglioni che ne sono autori si sia data appuntamento con la comprovata intenzione di riesumare seduta stante il partito fascista, eliminato insieme al suo capo dalla Resistenza. Con la mia presunzione antifascista, io ero invece caduto nel tranello di ritenere che bastasse molto meno per poter contestare (anzi, per dover contestare) a quel branco di idioti la trasgressione di una legge tuttora vigente, che porta il nome di Mario Scelba (non propriamente filocomunista), il cui articolo 5 sancisce che «chiunque con parole, gesti o

A Riccione Colombo e Tosi vogliono fare le scarpe all'assessore con le scarpe troppo pulite

Lo confesso e me ne vergogno un po': ignoravo l'esistenza di Marco Liorni, il conduttore della trasmissione televisiva “L'Eredità” al quale devo il piacere di poter nuovamente camminare in casa con le scarpe ai piedi verso le otto di sera, al contrario di quanto mi ero invece costretto a fare nei primissimi giorni dell'anno. Di pari passo con l'età, mi è cresciuta anche una sorta di “fobia plantare”, che mi costringe a dormire con le calze almeno 320-330 notti all'anno; che di giorno mi impedisce di portare calze senza scarpe, come pure scarpe senza calze anche se c'è il solleone; che mi consente di camminare scalzo solo in spiaggia. Cosa c'entra tutto questo con Liorni e “L'Eredità”? C'entra, eccome! Nei cinque anni precedenti, a condurre la trasmissione era il simpatico Flavio Insinna e io, che ho l'abitudine di accendere il televisore un po' prima dell'inizio del tg (il TG1 fino all'avvento di TeleMeloni, poi il TG LA7 di Mentana), più di una volta mi sono divertito a cimentarmi con il rompicapo finale della “ghigliottina”. Conclusa l'edizione 2023, ecco anticiparci con gran cianciare che la conduzione de “L'Eredità” 2024 sarebbe stata affidata allo sgangherato cicisbeo Pino Insegno-Ingegno, rinomato scendiletto della Signora Presidente del Consiglio Giorgia

Da Rufo Spina "allibito e sconcertato" per gli auguri al gigante buono Mamadou a Frisoni "sconcertato e indignato" dai "pochi tifosi diciamo… allegrotti"

Fino a poco tempo fa, nel Centro Storico di Rimini era quasi impossibile non incrociare la colorita presenza, pressoché quotidiana, di Franco (Franchino) e Mamadou, due appartenenti al “mondo degli ultimi”. Fin dal 2005 Franchino è vissuto tra Piazza Tre Martiri e Piazza Cavour, “infagottato” in quei suoi panni logori, ogni giorno più sovrabbondanti per l'incessante procedere della magrezza. Con l'aria diffidente di chi pareva voler difendere la sua solitudine dalle altrui attenzioni, non chiedeva né accettava elemosina (unica eccezione le sigarette), come pure lo infastidivano le apprensioni verso la sua salute. Quello di tanti riminesi nei suoi confronti era dunque un “volergli bene a distanza”, sfociato in un triste presagio allorché s'è cominciato a non vederlo più girare in città. Il che ha così reso ancora più grande la gioia di quando si è invece saputo che Franchino, finalmente uscito dallo stato di abbandono, è ora in buona salute e quest’anno ha trascorso il suo primo Natale davanti all'albero in bella compagnia, come ci ha raccontato l'Assessore Cristian Gianfreda, uno di coloro che se ne sonopresi cura: «Franchino ha cominciato una nuova vita, avvolto dal calore della sua nuova casa e famiglia: la Capanna di Betlemme, dove è stato accolto con premura,

Se la scomunica arriva dal santarcangiolese Matteo Montevecchi allora bisogna davvero fare dietrofront

A dimostrazione che nella vita “mai dire mai”, era perfino potuto succedere che il Ministro Valditara, al di là di ogni ragionevole previsione, ne avesse sorprendentemente azzeccata una, facendosi carico “come si deve” della richiesta che l'emozione e lo sdegno seguiti al femminicidio di Giulia Cecchettin, avessero un seguito educativo nel mondo della scuola. E sì che era partito male, mostrando l'intenzione di affidare il progetto “Educare alle relazioni” nientemeno che a quel suo consulente balzato agli onori delle cronache per avere a suo tempo scritto un libro dal titolo gentile “Il diavolo è (anche) donna”, nella cui presentazione si legge che «nell’immaginario collettivo si è stabilita una sorta di equazione psicologica. Maschile uguale aggressività e dominanza, femminile uguale passività e sottomissione. Maschile uguale cattiveria, femminile uguale mitezza. Ma le cose stanno veramente così? Anche le donne, oggi, sanno essere dominanti e, soprattutto, cattive». Si tratta, come ben si capisce, di un momento di dissenteria letteraria perfino più acuto di quella fattoci conoscere su questo tema dal generalone Valdacci, il quale in una recente intervista s'è limitato ad uscirsene con: «Non mi piace chiamarlo femminicidio. Perché chiamare l'omicidio di una donna in modo diverso? Si vìola il principio di applicazione universale della

La qualità della vita secondo Italia Oggi e Sole 24 Ore

A dire il vero eravamo un po' tutti in ansia, preoccupati che questo 2023 si chiudesse senza averci deliziato di entrambi i consolidati e gustosissimi sondaggi che ogni anno “fanno le bucce” alle 107 province di cui è composto il Paese (pardon, “la Nazione”, altrimenti la Meloni ci rimane male), scoprendo e propagandando il grado di “qualità della vita” che si annida in ognuna di loro. Sì, perché giunti oramai a dicembre, fino a pochi giorni fa l'Italia non era stata ancora “sondaggiata” con la dovuta puntualità da “Il Sole 24 Ore” e Italia Oggi, che se la son presa comoda, tardando così qualche mese a mettere ciascun Italiano nella condizione di sapere con esattezza quanta “qualità della vita” sia in grado di fornirgli la sua collocazione anagrafica. Ma almeno Italia Oggi si è finalmente data una mossa. Per poter conoscere con assoluta precisione quel dato sarebbe tuttavia opportuno disporre del responso di entrambi i blasonati quotidiani economici, onde poter poi calcolare “la media”, come succedeva nella pagella scolastica ai miei tempi. Prendiamo il caso di Firenze, giudicata quinta da Italia Oggi. Se per Il Sole tornasse a risultare terza come lo scorso anno, rispettando la matematica non potrebbe che portarsi a casa

E dopo la vittoria di Daniela Angelini al Consiglio di Stato la Lega di Riccione resta sola

"I pifferi di montagna andarono per suonare e tornarono suonati". Peccato che Riccione sia “la Perla Verde dell'Adriatico”, altrimenti quel conosciutissimo proverbio si sarebbe potuto perfettamente abbinare alla “sganasciata” che i legaioli si sono presi dal Consiglio di Stato, la cui sentenza ha ridicolizzato la loro insensata goffaggine istituzionale. Chiedendo scusa agli amici della Lipu, segnalo che resta però la possibilità di usarne un altro, almeno a giudicare da come la stampa riporta il modo con cui i salviniani locali vanno commentando il tremendo “liscio e busso” appena subito: «Uccellin che canta in gabbia non canta per amor, canta per rabbia». Per di più i tapini sono costretti ad arrovellarsi in totale solitudine, dal momento che perfino gli alleati si guardano bene dall'esprimere loro una sia pur formale vicinanza. Fratelli d’Italia ci ha tenuto infatti a ricordare che «noi non abbiamo sostenuto il ricorso al Tar», aggiungendo inoltre un garbatissimo «rispettiamo la sentenza e auguriamo al primo cittadino buon lavoro». Non pervenuta invece Forza Italia, la cui silenziosità politica è oramai diventata consuetudine da quando Mignani, fino a ieri suo leader, ha assunto la funzione di “Fratello d'Italia congiunto”. Naturalmente è toccato alla cicisbea Elena Raffaelli provare con la sua sintattica stizzosità, come si

Il generale omofobo si sente discendente di Giulio Cesare il bisessuale e di Enea il profugo sul barcone

Non bastavano le oramai frequenti comparsate a Rimini della Meloni e di Salvini ad offrire un borioso trastullo ai più malmostosi dei loro fan, ci voleva qualcosa di più. A questo ha provveduto l'editore riminese Adolfo Morganti, noto, oltreché per le sue attitudini professionali, per non essere a tutt'oggi ancora riuscito a rassegnarsi al “sopruso risorgimentale” che ha sottratto la Legazione delle Romagne al dominio del Papa Re. Di qui l'ammirazione che s'è conquistato da quei pretoni coi sottanoni che irridono il Concilio Vaticano II continuando ad officiare le funzioni religiose in latino, nel mentre rivolgono le terga ai fedeli, per non dar loro un'indebita confidenza. Bisogna riconoscere che Morganti è stato davvero bravo a mettere per primo gli occhi sulla “gallina dalle uova d'oro” Vannacci. Anche se avrà dovuto turarsi un po' il naso, per la fatica di riuscire a conferire una “parvenza letteraria” a quella che di primo acchito deve essergli parsa una ciofeca editoriale, almeno stando alle sue parole: «Non credo che il libro di Vannacci passerà alla storia della letteratura. L’ho trovato un libro disastroso (

Un'amicizia nata nel 1965 e mai venuta meno (anche se mi fece abbandonare il pallone)

Prima ancora che come Assessore del PCI, nel 1965 avevo conosciuto Cagnoni allenatore del Viserba Calcio. Dopo aver giocato con alterne fortune nella Sanges di Don Pippo e Don Valerio, grazie al contributo finanziario di Don Angelini, Parroco di San Fortunato, l'anno prima avevo “fondato” insieme a Bruno Frisoni L'Olympic, destinata poi a diventare il “sacco delle botte” nel campionato Juniores. Ma pure se sconfitti, disputammo proprio a Viserba una delle nostre migliori partite, l'ultima di campionato. Al punto che alla fine il dirigente accompagnatore della squadra locale propose ad alcuni di noi di tornare di lì a qualche giorno per un “provino”. Fu in quell'occasione che vidi per la prima volta Lorenzo Cagnoni, di cui non solo a Viserba si sentiva molto parlare per i successi della squadra sotto la sua guida. Nella partitella che ne seguì segnai due gol, per cui quando alla fine lui mi fece un cenno serioso di avvicinarmi, mi aspettavo di ricevere dei complimenti. Invece mi chiese a bruciapelo quanto pesassi e alla mia risposta aggiunse: “Allora devi perdere tre chili”. Cosicché nei due successivi allenamenti dovetti fare solo dei gran giri di campo, senza toccare il pallone. Fu così che mi rassegnai a lasciar perdere le velleità

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