Top Stories

La tagliatella deve essere lunga, stretta ma non troppo e rugosa

Non è stata una settimana facile. Iniziata con la gloriosa Confraternita della Tagliatella, intervallata da un disastroso Milan, si è conclusa in gloria, grazie ad uno spumeggiante, ironico, dissacratore come Piero Meldini. Partiamo dall’inizio. “Predga curta e taiadela longa”. Verità inconfutabile. La tagliatella deve essere lunga, stretta ma non troppo, rugosa, sorta. La pasta deve assorbire, impregnare, amalgamare il sugo con l’aiuto di un Parmigiano Reggiano non troppo invecchiato. Al termine del primo, che soddisfi appieno la fame atavica del romagnolo rurale, il piatto deve rimanere quasi pulito, con lievi tracce di unto, che non devono sempre fare una improbabile scarpetta. Il tutto accompagnato doverosamente, da un sapido Sangiovese Superiore del contado riminese. Non è ammessa acqua, birra e tantomeno la ruttosa Coca Cola. Parte seconda. Eravamo una trentina, limite massimo, come Confraternita, al Nud e Crud nel Borgo fortunato, guidati dal Teocratico Gran Maestro  Maurizio N.H. della Marchina, e la variante salsiccia e stridoli è stata particolarmente apprezzata. Dulcis in fundo, con Piero Meldini, da Savino, la goletta con l’aglio fresco del talentoso Marco, meritava un doveroso ripasso. Così è stato, e come sempre, Santi e Santini finirono in gloria. Rurali sempre, Enrico Santini

Nasce, forse, nell’Alto Montefeltro, ma è presente anche nella Valtiberina

L’ho scoperta tardi, ma mi sono innamorato subito: la goletta con l’aglio fresco, è veramente una gran libidine. Ho cercato di documentarmi perché qualunque piatto è ricco di cultura e tradizione, che non vanno mai banalizzate. Nasce, forse, nell’Alto Montefeltro, ma è presente anche nella Valtiberina. La sua stagione è legata alla presenza dell’aglio fresco tanto è vero che è conosciuto anche come “Agliata”, così ha sentenziato Riccardo il barbiere, e si sa che i barbieri di una volta, sanno tutto. Ieri sera, in una nota trattoria di campagna di cui non cito il nome ma è dalle parti di Cavallino, la tovaglia e la piada sono ottimi indizi,  Marco, debitamente per tempo telefonato, si è superato nella rivisitazione di un piatto che non troverete negli stellati, riservati ad una esigua minoranza. Ma noi siamo orgogliosamente nazionalpopolari, e allora non poteva mancare il radicchio di primo taglio con la cipollina, e per concludere in gloria, il nuvolone targato Varnelli (il mio amico ascolano Pietroneno avrebbe preferito Meletti). Così è se vi pare, Rurali sempre, Enrico Santini

Lorenzo Landi: Il vino è del produttore, non dell’enologo"

Sono passati più di vent’anni da quando, su indicazione del nostro agronomo Remigio Bordini da Faenza, incontrammo Lorenzo Landi, un giovane e brillante enologo toscano; e quello che mi colpì furono le sue pause. Lorenzo è un toscano anomalo, prima di parlare riflette e misura, centellinando, le parole. Il vino è del produttore, non dell’enologo dice Lorenzo Landi, classe ’64, profilo professionale nel settore della enologia italiana che con Sandro, classe ’66, portano alla vostra attenzione e soddisfazione vini di grande personalità, in un territorio come quello corianese da sempre vocato, come dice Piero Meldini, alla coltura della vite e dell’olivo. Lorenzo disse che il suo impegno, la sua “missione” era rendere corposo e morbido il Sangiovese un poco “ignorante” della nostra collina. Fu così che sui 28 ettari della Tenuta, fecero la comparsa vitigni internazionali, fra i quali lo Syrah. Lo Syrahh o Shiraz è una vite a bacca nera  proveniente dalla antica Persia. E’ li che nasce circa 7000 anni fa la viticultura, e anche la nostra cultura. Dalla città di Shiraz è arrivato a Rimini un uomo colto, gentile e saggio, con il quale era bello parlare di filosofia seduti su un tappeto che a volte diventava volante.

Rurali sempre con il Vescovo di Rimini Nicolò Anselmi

La Quaresima è finita. Cristo è risorto. Per noi Rurali la Fede è profonda come le radici della quercia.. Rurali sempre con il Vescovo di Rimini Nicolò Anselmi Enrico Santini Cristo è risorto. Piero della Francesca

Da anni mi batto e arrabatto perché venga riconosciuto a Davide Pioggia il San Sebastiano d’argento

Vado a Coriano, la patria di Giovanni Antonio Battarra (1714-1789) con un carico prezioso: Stefano Pivato. Stefano è un mio amico dai tempi dell’Università: Urbino ci ha imprintati  ed è rimasta nel cuore. Sono mesi, anni, che mio nipote ha in testa un sogno: far diventare Tenuta Santini un luogo di incontro dove indagare sul mondo e combattere la cultura della semplificazione con la cultura della profondità. Protagonisti gli intellettuali di cui abbiamo assoluto bisogno. Il Fato ha voluto che arrivando in azienda fosse presente in carne ed ossa, il tuttologo, glottologo, immaginifico Davide Pioggia, per noi di Coriano la summa, il vertice il massimo di quello che oggi a livello di pensiero può esprimere il nostro paese. Se Stefano Pivato è stato insignito (era ora) del Sigismondo d’Oro, da anni mi batto e arrabatto perché venga riconosciuto a Davide il San Sebastiano d’argento. Ma la mia è una provocazione che cade nel deserto dell’indifferenza. Nemo propheta in patria. Ma noi rurali, non molleremo mai. Rurali sempre, Enrico Santini

Dove si trova la felicità? Nei posti belli, nei vini buoni, nelle persone gentili

“Ai funerali vorrebbe essere il morto, ai matrimoni, lo sposo”. Il mio amico, The Doctor, ha ragione, sono così. Mi sono dovuto conquistare lo spazio perché nessuno ti regala niente, nulla è scontato. Ma il mio amico lungimirante dal pelo bianco si è superato. Fuori dalla pazza folla, fuori dalla scontata e violentata Valle, fuori dai luoghi comuni e banali, là dove osano le aquile e con Piero, l’unica certezza ai fornelli, dove si trova la felicità?   Nei posti belli, nei vini buoni (No Santini, no party), nelle persone gentili. Ai fortunati e non pochi commensali, il pranzo, ed è riduttivo, è stato fotonico. Poca roba, ma tanta sostanza. Poca roba significa che non siamo usciti con la fame, come è d’abitudine nelle cucine stellate, ma il livello, la qualità, il gusto restano nella memoria, come le poesie che ho liberamente interpretato. Insomma uno spettacolo. I lumachini con il finocchietto (si può ancora dire finocchietto?) erano sublimi, come la seppia con i piselli, il cefalo dorato e gli spaghetti con le poveracce di dimenticata memoria. Il resto è il piacere della Valle, senza cellulari, bambini che rompono i coglioni, un cane bastardo più umano degli umani. Grazie, Doctor, alla prossima. Rurali sempre,

Terra, Territorio, Tradizione

Sul Corriere della Sera, il giornale più letto in Italia, di sabato 2 marzo A.D. 2024, è uscita una pagina dedicata ad Edoardo. Raspelli, giornalista, scrittore, gastronomo, conduttore televisivo, il migliore a mio personale giudizio, di coloro che dissertano di cucina, Maestro del mio concittadino Paolo Massobrio. Tutta sta menata per affermare che l’illustre milanese. Raspelli, dice esattamente quello che sostengo da sempre: l’importanza delle tre T. Terra, Territorio, Tradizione. Bisogna guardarsi indietro per andare avanti. Pindaro non abita in cucina. Cerco di essere sintetico, il che per me è estremamente difficile. La sintesi raspelliana è che non c’è più competenza, non c’è più il cuoco con la C di cuore. Si sceglie per comodità. Arriva già tutto imbustato. Si punta troppo sulla fantasia. Accostamenti orribili. Non si conosce la tradizione, non si ama il territorio, la terra è dura e fitta e il mare impetuoso. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia abbiamo piatti incredibili. Masterchef: inorridisco per il trattamento di questi sventurati vanitosi. La Guida Michelin: una cavolata! Non ho altro da aggiungere, e chi vuol capire a Rimini e dintorni…, capisca. Oggi è il compleanno di Piero Meldini, auguri Maestro. Rurali sempre, Enrico Santini

Va la, va la, te lo spiego io come si fa il vino …

In Italia, Paese di poeti, santi, navigatori, si è aggiunto una nuova categoria: Vignaiuoli senza terra, espertissimi di vino. Dal Tavernello all’Amarone sanno tutto e di più. Sono onniscenti: va la, va la, te lo spiego io come si fa il vino …, ho visto una  trasmissione alla televisione …, ho letto su wikipedia …, mio nonno aveva un poderino a Spadarolo  …, i lieviti devono essere autoctoni e non stranieri, la botrite è un po’ puttana … . I solfiti e via dicendo. Se poi li becchi su Feisbuk, sei finito. Leoni da tastiera, spesso con profili fasulli, nessuna scuola, nessun lavoro, si vergognano anche della propria faccia, confondono l’alcol metilico con quello etilico e il metanolo non lo ricordano più. Volevo essere Socratico, ma non riesco.  Attilio Arlotti era mio amico non soltanto di bevute; di carri pieni di uva ne ho visti passare a Morciano, Rimini, Pian della Pieve fino alla rurale Cesena quando portavamo in cantina più di tremila quintali di uva. Ricordo bene i Piemontesi che scendevano fino a Coriano per condire il Nebbiolo, il Barolo o il Barbaresco. Ma loro hanno avuto Camillo Benso conte di Cavour, ministro dell’Agricoltura. Io continuo ad incantarmi davanti

/