Mentre sto scrivendo questo articolo, a Milano presso l’hotel Melià si sta tenendo il primo incontro tra i vari professionisti che operano nel mondo dei pets: non solo enti, associazioni e istituzioni, ma anche professionisti come medici veterinari, educatori, etologi, responsabili di catene di negozi ecc.. un evento aperto anche al pubblico. I giorni sono tre dal 16 al ottobre. Ci sono convegni e talks. Gli obiettivi principali sono migliorare il benessere animale e la convivenza con l’uomo. L’evento è al quanto ricco e articolato in quanto nelle sale dello splendido hotel a cinque stelle si affronteranno diversi argomenti: i pets e la loro importanza sociale, gli abbandoni, la sterilizzazione, le razze, le adozioni e gli allevamenti, ma anche trasporto, logistica, cambiamenti climatici, cura e igiene nelle case; non può certo mancare il problema delle aggressioni da parte dei molossi, come non sarà trascurato il tema del turismo perché le strutture pet friendly devono avere, anche loro, delle competenze specifiche, verranno, inoltre, presentate d’ idee e progetti per migliore il presente e creare un futuro migliore. Tra i relatori: Daniela Borgo presidente dell’Apnec, Aldo La Spina presidente Apnocs, Giusy D’Angelo educatrice Enpa, Alessandra Chiarcos presidente Aieci, Sara Turetta presidente di Save the
Da sempre si parla quanto la pet therapy ossia la terapia assistita con animali sia efficace per curare da un punto di vista neurologico e psicologico molti problemi. Come se un animale, spesso un cane o un gatto, riesca a raggiungere parti della mente che nessun specialista con i suoi anni di studio riesce a fare. Alla base c’è la relazione uomo - animale che, come dimostrano degli studi, è fonte di benessere ed è quindi, il fondamento su cui si basano vari tipi d’ intervento. La Pet -therapy ha una storia lunga e affascinante. Molti siti internet riportano la storia dello psichiatra Boris Levinson che nel 1953 per puro caso avrebbe scoperto quanto l’interazione paziente - animale potesse essere decisiva. Levinson possedeva un cane, razza cocker, che portava spesso al lavoro. Uno dei suoi pazienti, affetto da autismo appena entrato nel suo studio, iniziò ad interagire con il cane, Levinson ne fu stupito, dal momento che i tentativi precedenti di creare una connessione con il piccolo paziente erano stati vani. Ma in verità Levinson fu l’ultimo di una lista di specialisti che si fecero aiutare dagli animali, anche se fu l’unico a fare ulteriori studi, proseguiti nel 1975 da altri, e a
Per fare un bilancio dei canili di Rimini e Vallecchio entrambi gestiti dalla Cooperativa CentoFiori ho intervistato l’educatrice cinofila Cecilia Tamburini. Ringrazio Cecilia per quest’intervista. Cominciamo subito. 1) Quanti cani avete, al momento nei due canili? Attualmente al canile di Rimini ci sono circa 50 cani ed al canile di Vallecchio circa 20. 2) Qual è la loro provenienza? Rinunce o trovati sul territorio? Sono quasi tutte rinunce di proprietà o sequestri in quanto, grazie al microchip nella maggioranza dei casi, i cani vaganti vengono restituiti subito ai legittimi proprietari non passando nemmeno dal canile se i dati in anagrafe sono corretti ed aggiornati. 3) Quali sono le principali motivazioni che spingono un proprietario a rinunciare al proprio cane? Le motivazioni sono principalmente due, o problemi personali del proprietario (cambio casa, cambio lavoro, divorzi, etc) oppure problemi comportamentali del cane che rendono difficile o talvolta impossibile la convivenza nell’ attuale contesto e/o nucleo famigliare. 4) Che consigli vuoi dare a chi ha difficoltà a gestire il proprio cane? Consiglio innanzitutto scegliere attentamente il cane giusto per il proprio contesto, stile di vita e nucleo famigliare. La maggioranza delle problematiche insorge per l’incompatibilità caratteriale del cane nel contesto in cui viene messo. Nella maggioranza dei casi, infatti, i cani non
Chi ha fatto un corso di educatore/addestratore o ha letto dei libri sul cane, si sarà certamente imbattuto nel termine Neotenia. Ma che cos’è e perché è importante conoscerla per capire meglio il nostro cane? Per Neotenia, termine coniato da Korand Lorenz e Robert Coppinger, s’intende lo stretto legame che c’è tra l’aspetto morfologico (orecchie, muso, e tipologia di dentatura) e il carattere del cane. In pratica quando l’uomo circa 15.000 anni fa ha iniziato ad addomesticare il lupo lo ha selezionato per i lavori basandosi sulle predisposizioni dei vari esemplari. La selezione non ha modificato solo il carattere ma anche la morfologia, ed è così che sono nate le varie razze: lupo guardiano – cane da guardia; lupo cacciatore – cane da caccia ecc. Quanto al rapporto cane – padrone per ogni razza è diverso. C’è chi vede il padrone come una mamma, da cui si aspetta che sia una base sicura, chi vede il padrone come capo-branco e si aspetta coerenza e autorevolezza. Le razze sono tante ma si possono raggruppare in cinque stadi neotecnici ognuno di questi stadi rappresenta una fase dell’età del lupo, perché nel creare le varie razze, l’uomo è come se avesse ‘fermato’ il lupo ad una
Le statue commemorative che celebrano il cane come amico fedele e insostituibile sono numerose e si trovano in ogni parte del mondo. Le più famose che tutti conosciamo, grazie soprattutto ai film che narrano la loro storia, sono quella di Balto a Central Park a New York e quella di Hachiko alla stazione di Shibuya in Giappone. Ma ce ne sono altre altrettanto iconiche: Ad Anversa, in Belgio, sotto alla cattedrale c’è la statua che raffigura il legame tra uomini e cani: un bambino e un cane che dormono insieme: sono Nello (il bambino) e Patrasche (il cane) e s’ispira al romanzo di Marie Louise Ramé. Anche gli americani hanno un loro Hachico, un border collie di nome Shep e anche lui, per anni attese il padrone lungo i binari del treno, morendo nel 1942 travolto da un convoglio. La sua statua si trova lungo il fiume Missouri; come Hachico e Shep che hanno atteso il ritorno del padrone per molto tempo, così, ad Edimburgo, in Scozia il cane Greyfriars Bobby di razza terrier ha vegliato la tomba del padrone fino alla sua morte nel 1872. Per celebrare tanta fedeltà, è stata eretta all’interno del cimitero la sua statua. In Russia, in una piazza
Innanzitutto, ringrazio la psicologa e psicoterapeutica Camilla Vicini per il sostegno a questo articolo. La zona di comfort in psicologia è una dimensione in cui una persona si sente al sicuro, uno schema mentale dove non c’è alcun rischio e si sente protetta da ansia e paura, e porta ad una vita tutta uguale, stessa routine, stesse cose da fare, anche se nasconde delle insidie, un esempio lampante: un lavoro che non piace. La zona di comfort è anche, purtroppo, un modo per non crescere, per non realizzare i propri sogni e desideri, magari lasciati nel ‘cassetto’ per cause di forza maggiore. Secondo gli psicologi non è facile uscire dalla zona di comfort, bisogna farlo in modo graduale e spesso con l’aiuto di uno specialista. Nella zona di comfort, purtroppo ci portiamo anche il nostro cane: quando scegliamo in base alla moda, perché magari quel tipo di cane sembra essere per tutti (nessuna razza lo è) o ci aspettiamo che il cane appena entrato in casa si comporti secondo i nostri criteri, imponendogli di adattarsi a noi e al nostro stile di vita; con la conseguenza che vengono ignorati i suoi bisogni e le sue necessità, portandolo a manifestare comportamenti inappropriati. Prendere un cane significa,
Dopo gli avvenimenti delle ultime settimane, è ancor più importante parlare di adozioni consapevoli, ossia trovare il cane giusto per ogni famiglia. Anche in questo è utile un educatore cinofilo. Famiglia con bambini piccoli o adolescenti, coppia giovane, coppia matura senza figli o con figli lontani, giovane single, anziani, famiglia attiva, famiglia pigra ecc … conducono vite diverse, hanno una quotidianità diversa e quindi cani diversi. Anzi si può iniziare la collaborazione con un professionista proprio da questo: interpellarlo per farci guidare nella scelta del cane adatto, collaborazione che potrà continuare anche dopo, per costruire una buona relazione con il nostro animale. Ci tengo a dire che non c’è un cane adatto a tutti, ma ci sono razze che per selezione, motivazioni e doti possono adattarsi meglio allo stile di vita della nuova famiglia. È importante che la nuova famiglia impari a fare le cose giuste e nel modo giusto, e al contempo è giusto che il cane sappia comportarsi in ogni situazione senza che questa gli provochi disagio o stress. Inoltre, contattare un educatore per la scelta di un cane potrebbe essere uno modo per conoscerne più di uno e scegliere quello che ci è piaciuto di più, continuando con lui (o
Non è passato molto tempo dalla notizia dei due Pit Bull di Eboli che hanno ucciso un bambino di poco più di un anno. Nel frattempo, si sono aggiunti altri casi. Appresa la notizia mi sono sentita anch’io, come mezza Italia, in dovere di scrivere qualcosa, ma non volevo scrivere un articolo che dice quello che in genere hanno detto tutti: errore di gestione, la razza non deve essere demonizzata ecc .. Volevo scrivere qualcosa di diverso. Quanto ai professionisti che si sono espressi, nessuno ha scritto frasi che vengono dal cuore. Come volontaria con un’esperienza pluriennale presso il canile di Rimini, che ospita molti Pit Bull, ho deciso di farlo io. I Pit Bull o Bull di tipo Terrier sono una razza, ricordo che non è riconosciuta dagli organi competenti, a parte qualche accezione, di cani dolcissimi che amano intensamente il loro riferimento umano, per sono lui disposti a fare qualsiasi cosa, a patto di saperli educare bene e diventare per loro un punto di riferimento equilibrato. Insegnare loro nel modo giusto le cose giuste. Un cane che purtroppo ha sempre avuto un destino avverso. Nato in Inghilterra per i combattimenti, una volta ci si divertiva così, poi, quando questi sono diventati illegali, la sua sorte