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Fragheto, villaggio della zona di Kiev. Bucha, borgata della Valmarecchia. Est e Ovest, storia e presente si confondono nel sangue di vittime innocenti, ora come allora: anziani, donne, bambini. Chissà se a Fragheto, che il 7 aprile del 1944 fu teatro di un eccidio perpetrato dalle truppe nazi-fasciste, le scioccanti immagini dei massacri in Ucraina sembrano attualità o portali temporali che li portano al tempo dei loro nonni. Perché cambiano le divise, cambia la lingua, ma la procedura è sempre la stessa: furia sanguinaria, saccheggio, incendio. E impunità, o semi impunità, per i carnefici. I collaboratori italiani della strage vennero amnistiati, il procedimento contro i militari tedeschi rimase incagliato fino al 2006 e si trascinò fino al 2013; si concluse con l’assoluzione degli unici due imputati ancora viventi, mentre sul terzo non venne emesso il verdetto perché era morto durante il processo. La vera differenza, forse, sarà che il processo contro i boia di Fragheto fu ritardato dal famigerato “armadio della vergogna”, l’archivio delle stragi naziste che si volevano insabbiare per opportunità politica, che fu chiuso nel 1960 e venne riaperto solo nel 1994, mentre per i massacri russi in Ucraina qualcuno ha voluto intorbidare la verità al primo diffondersi delle

Si capisce benissimo perché il nuovo decreto sull’allentamento delle misure anti-Covid è entrato in vigore il primo di aprile. È un rompicapo per solutori più che abili. Per essere precisi, sembra una versione ampliata e più complicata del Twister, il famoso gioco in cui bisogna fare i contorsionisti su un tappeto di plastica per toccare con la mano o col piede le caselle secondo il colore indicato da una freccia su una tavoletta. Al posto del tappeto c’è la città, le caselle sono i negozi, i locali e i mezzi pubblici, e il nuovo decreto è la tavoletta impazzita che prescrive se, quando e come puoi accedere a questo o a quello. Per andare al ristorante al chiuso ci vuole il green pass, per l’albergo non serve. Ma ci vuole la mascherina? E quale tipo, chirurgica o Ffp2? E se uno vuol fare colazione nel ristorante dell’hotel o prendere un caffè al bar della hall? Ci vuole green pass base o rafforzato? Sui treni a lunga percorrenza ci vogliono ancora green pass e mascherina Ffp2, ma se il treno locale diventa a lunga permanenza causa immancabili ritardi cosa dobbiamo esibire, oltre al fastidio? In pratica una persona con una normale vita

Se è una strategia per riportare l’amico Putin alla ragione, bisogna ammettere che è geniale. Parlo della gravidanza (non confermata ma nemmeno negata) di Marta Fascina, fresca non-moglie di Berlusconi. Secondo un insistente gossip l’avvenente deputata di Forza Italia, recentemente impalmata da Silvio in un chiacchieratissimo non-matrimonio nella cappella di Villa Gernetto, porterebbe già in grembo il suo sesto figlio. In molti si erano chiesti perché Silvio non aveva ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, condanne o appelli al vecchio compagno di bisbocce che dal 24 febbraio sta massacrando l’Ucraina. Ebbene, se i fatti contano più delle parole, il Cavaliere sta lanciando al leader russo un messaggio muto ma chiarissimo e molto più efficace degli anatemi di Biden: dammi retta, Vladimir, i bambini è meglio farli che bombardarli. Mentre tu nel tuo bunker solitario straparli di invasioni e riconquiste, io ho conquistato una bella bionda che ha cinquantaquattro anni meno di me, e nel bel lettone che mi hai regalato tanti anni fa ho messo in cantiere un altro bebè. Queste sono le vere gioie della vita, amico mio, non le denazificazioni a suon di missili. Su, pirla di un Vladimir, spendi meglio quel po’ di testosterone che ti rimane, lascia perdere la guerra.

Non si è salvato nemmeno Yuri Gagarin. Dopo Dostojevskij e Ciaikovskij, la russofobia retrospettiva colpisce il primo uomo che viaggiò nello spazio: la Space Foundation, organizzazione americana no-profit nata nel 1983, ha cancellato il suo nome da una serata a lui dedicata, la “Yuri’s Night”, “alla luce degli eventi in corso”. Non c’è bisogno di ricordare che Gagarin, oltre che il primo, fu forse l’uomo più simpatico mai uscito dall’atmosfera terrestre, sia per la sua storia (figlio di contadini, cresciuto tra le sofferenze della guerra, fece l’operaio e il marinaio prima di scalare il cielo), sia per la sua umanità (“Guardando la Terra da così lontano capisci che è troppo piccola per le guerre, può esserci solo cooperazione”), sia per la sua tragica fine (morì in un incidente aereo a soli 34 anni). Vista l’assurdità di questa censura, sorge il sospetto che gli americani aspettassero dal 12 aprile del 1961 l’occasione per fare un dispetto postumo al russo che osò precederli nella corsa allo spazio e abbiano approfittato dell’invasione dell’Ucraina voluta da Putin – evidentemente la repressione in Cecenia e la guerra in Siria non avevano scosso abbastanza l’opinione pubblica Usa. Non fa piacere rendersi conto che anche l’ottusità, come il Covid

Sono freddolosa. Ma proprio tanto. Ho mani e piedi gelati tutto l’anno, tranne un paio di settimane fra luglio e agosto, le uniche in cui riesco a fare a meno del piumone, e l’acqua fredda la sopporto solo dentro un bicchiere, quando esce da una doccia è la peggiore delle torture. Grazie ai misuratori di temperatura spuntati ovunque in epoca Covid, ho scoperto che la mia temperatura normale non arriva a 36°, tanto che ho cominciato a sospettare di avere qualche parentela con i rettiliani, considerato che oltre all’eterotermia ho pure gli occhi verdastri. In questo caso la teoria complottista sugli uomini-lucertola propalata da David Icke non regge, perché, come rettiliana, io dovrei far parte dei potenti della terra e nutrirmi di sangue umano anziché avere il cuore in gola pensando alla prossima bolletta del gas e farmi tisane bollenti allo zenzero per scaldarmi le mani stringendo la tazza. Le mie dita armeggerebbero con le leve del potere planetario, non girerebbero tremanti la manopola del termostato di casa per posizionarla sui 18° anziché sui consueti e confortevoli 20°. No, non sono una rettiliana. Sono una semplice cittadina che si prepara a fronteggiare una stagione di durissima austerity, e la mia unica fortuna

Prima di tutto, le cose importanti: se volete inviare aiuti alle popolazioni dell’Ucraina, la Caritas diocesana ha attivato un conto corrente dedicato e l’associazione Team Bota raccoglie materiale utile nella sede di via XX Settembre e nel punto Post Service di via Tripoli 165A. Per materiale utile si intende scatolame, alimenti per l’infanzia, medicinali, prodotti essenziali per l’igiene personale fra cui pannolini e assorbenti, visto che i profughi sono in maggioranza donne e bambini. «No vestiti,» si raccomanda la volontaria di Team Bota, «ne abbiamo già a sufficienza». E qui comincia la parte meno importante, e cioè la strana concezione che certe persone hanno degli aiuti ai profughi e ai sopravvissuti alle catastrofi. Quando la tivù mostra folle sbigottite e disperate, che fuggono da una guerra o da un cataclisma con gli abiti che hanno addosso e poco altro, la loro mente vola subito a quell’armadio da sgombrare o a quello sgabuzzino da liberare. Sentirsi caritatevoli e al tempo stesso recuperare spazio in guardaroba sbarazzandosi di quel che non serve più: la famosa Marie Kondo lo chiamerebbe “il magico potere della raccolta benefica”. Le cose belle e di qualità si passano a parenti e amici o si mettono su Vinted, il resto

«Taci, il nemico ti ascolta», ammonivano negli anni Quaranta i manifesti della propaganda fascista – anche se il peggior nemico dei nostri soldati non erano gli Alleati ma l’impreparazione e la presunzione dei vertici militari. Badare a come si parla perché preziose indicazioni non vengano carpite dalle orecchie sbagliate era ed è raccomandazione comune in zona di guerra. Ma nelle guerre contemporanee, che si combattono sempre di più sul campo della propaganda e delle fake news, il vecchio motto andrebbe ritoccato: “non ascoltare, il nemico ti disinforma”. Che la prima vittima di ogni guerra sia la verità era noto molto prima dell’era digitale, ma oggi l’aforisma ha acquistato ben altro spessore e urgenza, anche e soprattutto nelle zone non interessate direttamente dai conflitti. Perché ognuno di noi, diffondendo e condividendo materiale sull’onda di una genuina e benintenzionata emozione, può diventare non solo pubblico e spettatore della propaganda dell’una o dell’altra parte, ma anche agente. Per questo, fin dalle prime ore dell’invasione russa dell’Ucraina, sono circolati sui social vademecum per orientarsi nella marea di notizie, foto e video che già stavano inondando la rete. Non basta “tacere” per non aiutare il nemico, bisogna diventare critici attenti e circospetti di tutto ciò che ci

Bastardi senza gloria? Sicuramente non a Rimini. Questo ci dicono i numeri dell’anagrafe canina comunale, che illustrano chiaramente la preferenza dei cinofili riminesi per i «meticci», cioè i cani senza pedigree, nati non da unioni eugenetiche freddamente combinate da allevatori, ma da liberi e travolgenti amori occasionali sbocciati in parchi o cortili. Nel nostro comune, in un esercito di oltre 18mila cani, il reggimento dei bastardi conta ben 6.175 esemplari, fra i quali ci saranno sicuramente il simil-bassotto ipernutrito della nostra anziana dirimpettaia, il pastore non-proprio-tedesco del vicino di casa e altre 6.173 combinazioni di incroci di razze – perché ogni bastardo è un unicum. Intendiamoci: io non sono della scuola “i meticci sono più intelligenti”. Quello che avevo io da piccola, per dire, non era esattamente una cima, ma ho il sospetto che lui pensasse la stessa cosa di me. Perché diavolo continuavo a lanciare quel bastone in giardino e a fargli degli strani gesti, quando era molto più divertente scavare buche nelle aiuole di rose? Però sono in debito con lui di parecchi bei voti nei temi d’italiano: allora come oggi, le storie di cani piacevano a tutti, comprese le maestre delle elementari. Quando invece scrivevo del mio gatto non avevo

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