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Non pago di far già ridere di suo, il sindaco di Pennabilli ha emanato un'ordinanza con la quale ordina ai suoi “sottoposti cittadini”: «Sorridete alla vita, aprite i vostri cuori e riempite di gioia chiunque voi incontrate». Non è una goliardata pre-natalizia ma un’ordinanza regolamentare, emessa ai sensi dell'Articolo 2 dello Statuto, pubblicata sull’Albo Pretorio del Comune e trasmessa a Prefetto e Forze dell’Ordine, che ancora non ci possono credere. La cosa sta creando un superlavoro ai vigili, che debbono scrutare attentamente il viso di ogni passante per verificare che dietro a certi movimenti labiali ci sia effettivamente un sorriso d'ordinanza e non invece il ghigno che di solito accompagna un “vaffanculo” fra i denti. Ancora più difficile è riconoscere se chi passa per strada si impegni, come da ordinanza, a “riempire di gioia chiunque incontri”. Si sono nel frattempo verificati due casi incresciosi. Il primo: un vigile, udita una signora appena uscita dalla “bottega” di generi alimentari, dire al marito che l'aspettava fuori: “In questo negozio non hanno riso”, si precipita a redarguire il negoziante: “Così lei non ha riso, vero? Si consideri in contravvenzione” E il poveretto che si difendeva: “Sì, il riso l'ho finito. Ma ho ancora i maccheroni, gli spaghetti

Indovino indovinello: chi può aver mandato agli organi d'informazione il comunicato contenente le perle letterarie qui di seguito riportate? «

A voler chiamare le cose con il loro nome, si può ben dire che l'esordio governativo del Signor Presidente Giorgia Meloni sia avvenuto all'insegna di una ostentata “velleità marchettara”, caratterizzata tuttavia da un'evidente approssimazione nel saperla svolgere. Tranne quella che eleva l'uso del contante per favorire gli evasori, le altre marchette denotano infatti un'ignoranza delle leggi e della Costituzione stessa, tale da suscitare ilarità e indignazioni. Prendiamo la marchetta-premio alla cialtroneria no-vax, emblematica del fatto che se avesse governato la destra fin dall'inizio della pandemia, il numero dei morti per covid sarebbe triplicato. Non pago di riammettere in servizio anzitempo la marmaglia di medici e paramedici no-vax, il Governo annuncia che la sua scriteriata amnistia cancellerà loro anche la sanzione pecuniaria. Salvo poi scoprire un “inghippo” che non sarebbe sfuggito neppure ad uno studentello di Giurisprudenza che ha la media del 18. Infatti lo Stato ha l'obbligo di garantire conformità di trattamento verso i cittadini, cosicché per condonare chi non ha ancora pagato la sanzione dovrebbe rimborsare coloro che invece l'hanno già fatto, dando al suo provvedimento un effetto retroattivo non consentito. Ma questo è ancora niente rispetto alla pericolosa trombonaggine del “decreto anti rave”, la perla d'esordio del neo ministro dell'Interno

"Ma non tutti i Sindaci di destra hanno il coraggio di quello di Pennabilli"

"Ma non tutti i Sindaci di destra hanno il coraggio di quello di Pennabilli"

Molti sarebbero stati gli spunti, raccolti in questi giorni, sui quali incentrare il mio “quasi settimanale” corsivo. A cominciare dalla sadica gioia (non sembri una contraddizione) che mi ha procurato la caterva di insulti e maledicenti auguri ragliati dalla tribù no-vax in risposta all'articolo dello scorso numero. O dal fondato timore che, visto il preludio, a farla da padrona nel preannunciato congresso del PD sia ancora una volta “la sindrome Tafazzi”. Per non parlare della comica sceneggiata in cui si è esibita la minoranza consiliare a Riccione, che forte di un altrettanto comico assist fornitole da un sindacato carabinieri che già sente odor di Meloni, è arrivato a chiedere le dimissioni dell'Assessore Oreste Capocasa, “reo” di non essersi adeguato alla lentezza di certe autorità istituzionali nel mettere mano ad un'attività finalizzata all'ordine pubblico. Cosa, questa, che come riconoscono i Riccionesi seri, ha rivoltato come un calzino la situazione lasciata in eredità dal duo Tosi-Raffaelli. Mi sarebbe pure piaciuto prendermela con l'anticostituzionale “dittatura informatica”, pubblica e privata, che non solo rende cittadini di serie B quanti non sappiano o non vogliano districarsi con disinvoltura fra algoritmi, app, password e spid, ma arriva addirittura alla mostruosità di licenziare via computer un rider che non aveva risposto

È comprensibile che Gloria Lisi stia progressivamente cambiando pelle (e anche un po' l'anima) a forza di autocommiserarsi ricordando la decennale tragedia vissuta da vicesindaca, quand'era martoriata dai soprusi di una sinistra padrona e dalle angherie del PD sopraffattore. Ma che potesse arrivare a inventarsi il ruolo di neo-sponsor dell'imbecillità no-vax, questo francamente se lo aspettavano in pochi. A Rimini siede e si trastulla in Consiglio Comunale lo spassoso zimbello eletto a rappresentare una masnada di buzzurri che preferiscono ricevere il covid, potendolo poi trasmettere agli altri, piuttosto che ricevere il vaccino. All'interno di questo gregge pascola incredibilmente perfino qualche medico, che ha evidentemente scambiato il Giuramento di Ippocrate con il Giuramento da Ipocrita. Nella riunione dei capigruppo, preparatoria della seduta consiliare dedicata alle urgenze che anche nella nostra provincia incombono sulla sanità pubblica, il consigliere negazionista ha avanzato la grottesca pretesa che, insieme all'Assessore Regionale, al Direttore Generale dell'Ausl, al Presidente dell'Ordine dei Medici e ai rappresentanti sindacali, venisse chiamato a parlare pure uno di quei medici no-vax che, non potendo venire cacciati a calcinculo, sono stati solo sospesi dal servizio, a salvaguardia dei cittadini normali e perbene. Che alla cervellotica richiesta di quel consigliere residuale si sia accodata la destra melon-salviniana

Organizzata dal centro antiviolenza “Rompi il silenzio”, s'è tenuta Venerdì pomeriggio a Rimini, negli spazi del Lapidario romano al Museo della città, una conferenza sulla violenza di genere e il femminicidio, dal titolo: “Uomini al centro dell’agire per il cambiamento culturale contro la violenza sulle donne”. Per carità, un'iniziativa importante, contrassegnata da un bel successo che però non ne attenua il grave vizio d'origine. Sì, perché gli organizzatori si sono ben guardati dall'estendere l'invito anche ad uno dei più noti pensatori in materia, che da anni si dedica ad uno studio approfondito delle problematiche di genere: il Consigliere Comunale Fratello d'Italia Rufo Spina. Non avendo mai avuto il piacere di conoscerlo di persona, ma unicamente per le dichiarazioni e le foto sui giornali, non so dire se sia solo apparenza fotografica quella sorta di alone di scorbuticità sul viso, che avrebbe fatto dire a mia nonna: “L'ha una faza grisa che e per cl'apa magnè un limoun”. Sia come sia, nell'occasione Rufo Spina s'è giustamente lamentato dell'affronto, protestando sulla stampa e chiedendo giustizia al Prefetto, che però ha fatto orecchie da mercante. E sì che non aveva preteso chissà cosa, ma semplicemente o di impedire lo svolgimento della conferenza, o di consentirlo a condizione

“Eh, la Peppa!”. Anche se caduta un po' in disuso, era questa fino a ieri soltanto un'esclamazione spontanea per esprimere sorpresa, fastidio o disappunto di fronte a palesi esagerazioni, viste o ascoltate. Ma da qualche giorno è qualcosa di più, poiché “Eh, la Peppa!” è diventato anche un punto qualificante del programma elettorale di Fratelli d'Italia. Tutta colpa di Peppa Pig, il divertente cartone animato che i più piccoli adorano e che noi nonni ci divertiamo a guardare insieme a loro. I cui autori l'hanno davvero fatta grossa, lasciandosi andare alla sfrontatezza di portare in scena Penny Polar Bear, un nuovo amico della simpatica maialina, il quale anziché vergognarsene, ha l'ardire di presentare il suo status anagrafico come se fosse “normale”: «Io vivo con la mia mamma e l'altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l'altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti». La Rai, che ha mandato in onda le serie precedenti di Peppa Pig, potrebbe trasmettere questa nuova solo a ottobre, per questioni legate alla tempistica dell'acquisto dei diritti. Ma la fiamma tricolore sta già facendo fuoco con il suo responsabile cultura (non ridete) che si chiama Federico Mollicone (evitare le rime), il quale s'è adontato per la «inaccettabile scelta di

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