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Giuseppe Chicchi, Roberto Chicchi, Michele La Rosa, Fabio Zavatta: "Luciano Chicchi. Presenza e testimonianza". Luciano Chicchi nasce a Rimini il 19 gennaio 1938 e muore il 22 novembre 2012, all’età di 74 anni. Sabato 24 novembre, nella sede universitaria riminese, è stato ricordato da familiari e amici a sei anni dalla scomparsa. In questa occasione è stato donato ai partecipanti un volumetto contenente ricordi personali su questo personaggio importante della Rimini fra gli anni Sessanta del secolo scorso e il primo decennio del nuovo millennio. Nel volumetto intervengono la moglie Annarosa, i fratelli Roberto e Giuseppe, i nipoti, gli amici Fabio Zavatta, don Aldo Amati, Michele La Rosa, due Vescovi (Mariano De Nicolò e Francesco Lambiasi), alcuni dei protagonisti della sua intensa, e variegata, vita lavorativa (Antonio Paolucci, Giuseppe De Rita, Valentino Pesaresi, Giovanni Benaglia, Dante Stefani, Fabio Roversi Monaco), è riproposta un’intervista di Luciano Nigro a La Repubblica del 2001. Nei testi è ricordato l’uomo, il suo relazionarsi con la famiglia, con il mondo economico, politico, culturale, ecclesiastico. Sono testimonianze affettuose in ricordo di un congiunto caro e di un amico prezioso di cui si avverte ancor oggi la mancanza. Afferma il Vescovo Lambiasi: “Luciano è stato un uomo di azione, ma di una

Letizia Magnani: "Grand Hotel: Rimini il mito" - Minerva. Non mi è piaciuto. E voi direte: e allora? E io vi rispondo: è una mia valutazione. Per il 110° compleanno del Grand Hotel di Rimini mi aspettavo un testo diverso, non certo un libro dove una signora (che non conosco, ma questo non è colpa sua) ci racconta, in maniera molto autoreferenziale, che ha conosciuto questo, ha incontrato quello, ha detto cosa, ha suggerito qualcosa di altro. E un divagare qui e là su personaggi che hanno in qualche modo incrociato la storia di questo grande albergo riminese. “Letizia Magnani, giornalista professionista e scrittrice, al turismo e alla Romagna ha dedicato numerosi articoli e libri. Si occupa dell’ufficio stampa e della comunicazione del gruppo Batani Select Hotels ed è consulente di importanti realtà economiche e imprenditoriali, fra cui IEG Expo e il Parco della Salina di Cervia. E’ stata la responsabile delle relazioni esterne del Centro Pio Manzù”. Questo il suo profilo raccontato nella manchette del libro. Lo riporto perché ben sintetizza la trama del libro: nel corso della sua attività professionale Letizia Magnani ha avuto occasione di conoscere molte persone e di vivere alcuni momenti della vita del Grand Hotel e Lei ce li

Gianfranco Miro Gori: "Rimini nel cinema. Immagini e suoni di una storia ultracentenaria" - Interno 4. Il “mito” di Rimini è stato alimentato per tutto il Novecento anche dal cinema: “Un luogo dell’immaginario alla costruzione del quale il cinema ha dato un eccezionale contributo”. Una ricerca sulla memoria audiovisiva emiliano romagnola, curata dalla cineteca del Comune di Bologna, ha censito oltre settanta film di finzione che si riferiscono o alludono – nella loro totalità o limitandosi alla citazione – a Rimini e provincia. Per un confronto: per Forlì-Cesena ne sono elencati 27, per Ravenna 60. Il libro di Gori, poeta dialettale e storico del cinema, ripercorre questa produzione, a partire da “Rimini l’Ostenda d’Italia” del 1913, attribuito a Luigi Comerio, uno dei pionieri del cinema delle origini, e prodotto dal Grand Hotel, inaugurato nel 1908. Sin da allora “la piccola città di provincia ha una ‘immagine’ esportabile. Vendibile. E’, attraverso il turismo che già la caratterizza, un soggetto dell’industria culturale e del loisir”. Nel Ventennio Rimini e la riviera romagnola sono presenti costantemente nei filmati dei cinegiornali Luce. Immagini per creare consenso al regime. “E’ l’epoca del duce che in aeroplano viene a trovare la famiglia a Riccione (l’amante alloggiava al Grand Hotel di Rimini),

Angelo Turchini: "Scritture e viaggi nel tempo. 1970-2018. Note autobio-bibliografiche"- Il Ponte Vecchio. Dal primo novembre il prof. Angelo Turchini è in pensione. Nato il 6 gennaio 1948, a 70 anni, come prescrive la legge per i professori universitari, con l’inizio del nuovo Anno accademico è stato posto a riposo. Laureatosi nel 1970 (con una tesi dal titolo “Aspetti dell’applicazione dei decreti del Concilio di Trento in diocesi di Rimini (1564-1606)”, relatore il prof. A. Vecchi) in Lettere presso l’Università di Padova, ha iniziato da subito ad insegnare dopo il servizio militare: titolare prima di borsa di studio, poi di ricerca, di specializzazione a tempo pieno presso l’Università Cattolica di Milano dal 1972 nell’Istituto di storia delle religioni della Facoltà di Lettere. Dal 1976 titolare di contratto in storia della Chiesa a tempo pieno, poi dal 1980 ricercatore confermato. Nel 1989 diventa professore associato di Storia moderna sempre presso l’Università Cattolica, nelle sedi di Milano e Brescia. Nel 2001, dopo quasi trenta anni di insegnamento presso l’Università Cattolica, diventa professore ordinario di Archivistica generale e storia degli archivi presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna e qui rimane sino alla pensione. A questa prestigiosa carriera universitaria ha accompagnato una

"L’Ottocento nelle lettere della Società Anonima delle Miniere Zolfuree di Romagna. Imprenditoria nella lavorazione e nel commercio dello zolfo tra Rimini, Cesena e il Montefeltro". A cura di Silvia Crociati e Cristina Ravara Montebelli. Con una nota di Carlo Colosimo e un contributo di Carlo Evangelisti - Società di Studi Storici per il Montefeltro. Questo volume, curato dall’archivista Silvia Crociati e dalla ricercatrice storica Cristina Ravara Montebelli, è frutto di un lavoro certosino, durato anni, di raccolta dei documenti e della loro trascrizione. Di grande formato, composto da oltre 600 pagine, in esso è raccolto il carteggio della Nuova Società delle Miniere Sulfuree di Romagna poi Società Anonima delle Miniere Zolfuree di Romagna conservato a Perticara, frazione di Novafeltria, presso il Museo Storico Minerario “Sulphur”, sotto il coordinamento scientifico della Società di studi storici per il Montefeltro. La miniera di zolfo di Perticara venne definitivamente chiusa nel 1964 a causa della concorrenza dei grandi giacimenti americani, dove lo zolfo veniva estratto a minor costo con una nuova tecnica. Essa era stata comunque la più grande d'Europa e tra le più grandi al mondo per la sua estensione sotterranea e per l’enorme quantità di materiale presente. Il giacimento minerario di Perticara conobbe il suo massimo splendore a partire dal 1917 quando ne acquisì

Maria Cristina Maselli: "Sigismondo e Isotta. Una storia d’amore" - Piemme. Sigismondo Pandolfo Malatesta (Brescia, 19 giugno 1417 - Rimini, 9 ottobre 1468). Isotta degli Atti (Rimini, 1432 ca. - 9 luglio 1474). Seicento anni. Un anniversario celebrato negli ultimi due anni da numerose pubblicazioni (molte delle quali le abbiamo recensite), altre ancora sono annunciate per i prossimi mesi. Ora anche questo romanzo di Maria Cristina Maselli, bolognese, da oltre vent’anni residente a Roma, proprietaria di una casa a Montefiore Conca proprio davanti alla Rocca malatestiana. Giornalista e autrice di programmi di prima fascia della RAI, esordisce nella narrativa con questo romanzo di storia e d’amore. Ha dichiarato: “Sigismondo e Isotta è un romanzo che non nasce da un’intenzione, ma da un’emozione: Un’emozione imprevedibile, inaspettata, che non ho cercato ma che mi è venuta incontro con prepotenza, coinvolgendomi così profondamente da indurmi a cambiare binario. In un libro che narrava le biografie delle figure femminili della dinastia romagnola, m’imbattei per la prima volta in Isotta degli Atti e ne rimasi fortemente affascinata, al punto da iniziare a cercare e leggere tutti i libri che trovai sul suo tempo e su Sigismondo Pandolfo Malatesta, l’uomo di cui da sempre era stata innamorata. "Dopo

E’ sempre difficile trovare in un libro quel che cerchi, pensando che ci sia. Ed è quello che mi è successo sfogliando il volume “Fronte di sangue sulla collina. San Lorenzo in Correggiano, settembre 1944” (Il Ponte, 1994) a cura di don Giovanni Tonelli. Cercavo notizie sul GAP dei giovani del luogo, uno dei più attivi nel riminese fra la fine del 1943 e il settembre 1944. Invano, neanche una parola o una citazione. Invece un bellissimo articolo di Vincenzo Mascia, “Arco d’Augusto: 10 maggio 1944” (in Rimini Oggi, n. 18, 30 luglio 1961), mi fornisce tante informazioni su questi giovani che vivevano in questa frazione del forese del riminese, alle pendici delle prime colline verso Coriano. Fu uno di questi, Ivo Lotti (nato il 6 aprile 1926), che cercò con insistenza alla fine del 1943 contatti con i responsabili della Resistenza riminese. [caption id="attachment_117502" align="aligncenter" width="792"] Ivo Lotti negli anni '80[/caption] Lotti era il figlio maggiore (erano tre fratelli) di un ferroviere, Eugenio, trasferitosi in Eritrea dopo aver abbandonato la famiglia (è sepolto ad Asmara). Fu allevato, Lui e i fratelli, con grandi difficoltà e tanta miseria dalla madre Adelaide. Studiò sino alla quinta elementare e poi trovò lavoro come apprendista meccanico di

Alberto Cassani: "L’uomo di Mosca" - BaldiniCastoldi. Per leggere questo romanzo (con solide basi storiche), una spy story ambientata tra Ravenna e Mosca, bisogna sapere chi è l’Autore, ma soprattutto suo nonno. Alberto Cassani, classe 1965, laurea in lettere, dal 1983 Consigliere Comunale per il PCI, poi per 14 anni assessore DS prima, e PD poi, alla cultura del Comune di Ravenna (dal 1997 al 2011) con i Sindaci Vidmer Mercatali e Fabrizio Matteucci, e poi dal 2011 coordinatore della candidatura di Ravenna a Capitale europea della cultura 2019 (non arrivata in porto e assegnata a Matera). Oggi impegnato nella segreteria dell’Assessore regionale al turismo Andrea Corsini. Nel romanzo si è immedesimato nella figura del “raccontatore”, l’avvocato Andrea Cecconi, anche lui assessore al Comune di Ravenna per un certo periodo, ma poi distaccatosi dalla politica, nonostante la sua storia personale e quella familiare. Ma è soprattutto la figura del nonno di Andrea, Mario Cecconi, il protagonista delle vicende del romanzo. Per tratteggiare questo personaggio l’Autore si è rifatto alla storia del nonno, Mario Cassani (1916-2013), uno dei comandanti partigiani ravennati più importanti, stretto collaboratore del Comandante Bulow (Arrigo Boldrini 1915-2008), primo Sindaco del dopo Liberazione di Alfonsine (1946-1951), poi consigliere e assessore dell’Amministrazione

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