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Il 23 maggio 1976, per la 36.a Giornata del Campionato italiano di Serie C, Girone B, si disputa a Teramo la partita fra i padroni di casa e il Rimini. Arbitra il signor Tullio Lanese di Messina. I biancorossi scendono in campo con questa formazione: Sclocchini, Agostinelli, Marchi, Sarti, Guerrini, Berlini, Fagni, Savoia, Cinquetti, Romano, Carnevali. Al 39' segna Giordano Cinquetti. Al 51' raddoppio dei Riminesi con Giovanni Carnevali. Ma i Teramani non ci stanno e rimontano, prima al 69' con Piccioni, per poi pareggiare due minuti dopo con Jaconi. Finisce così, 2-2. Ma è quanto basta: con questo pareggio il Rimini conquista la Serie B per la prima volta nella sua storia. Ci era già andato vicino nelle due stagioni precedenti, mancando il traguardo per un soffio: secondo dietro la Sambenedettese nel 1973-1974 e dietro il Modena per due punti nel 1974-1975. Si compie così la promessa del Presidente Gilberto Gaspari, che aveva assunto il timone del comando nella stagione '73-'74 proprio con questo tabellino di marcia: promozione nella serie cadetta in tre anni. [caption id="attachment_40944" align="aligncenter" width="1300"] Gilberto Gaspari[/caption] La classifica finale di quel campionato, terminato il 6 giugno a Giulianova, vedrà il Rimini primo con 51 punti, 20 vittorie, 11 pareggi, 7 sconfitte, 46 gol fatti e

Il primo dopoguerra anche nel Riminese è segnato dalla violenza, come riepiloga Luigi Montanari sulla scorta di Don Giovanni Montali (Una cara “vecchia quercia - Ed. Il Ponte). Il 2 giugno 1920, mentre si sta recando alla fiera di Cattolica, viene freddato con un colpo a bruciapelo Secondo Clementoni, possidente di 44 anni di San Martino in Strada, Riccione; i sospetti ricadono sugli anarchici. L'11 maggio 1921, alla vigilia delle elezioni che si terranno il 15, a San Marino viene ferito il dottor Carlo Bosi,  simpatizzante fascista; "muore il 14, dopo una straziante agonia". [caption id="attachment_40764" align="aligncenter" width="1123"] Arditi del Popolo di Parma[/caption] Luigi Platania in gioventù è anarchico, poi diviene acceso interventista; pluridecorato al valor militare e mutilato di guerra, è uno dei fondatori del fascio riminese. Il 19 maggio 1921 viene ucciso alla stazione ferroviaria di Rimini, dove lavora come guardasala. Come esecutore materiale dell'omicidio viene arrestato  Guerrino Amati, portalettere di 23 anni, anarchico e pregiudicato politico. Quali complici, finiscono nelle carceri di Forlì suo fratello Zeno, Dante Lazzari, tale Gabellini, Zeno Zavoli, tutti anarchici; i socialisti Francesco Zama ed Edgardo Magrini, quest'ultimo poi divenuto comunista. [caption id="attachment_40761" align="aligncenter" width="662"] Luigi Platania[/caption] "Nel '23, del delitto si assume la responsabilità Carlo Ciavatti, che non poteva essere l'autore del fatto -

Il 21 maggio 1962 nasce a Rimini Paolo Ceccaroli, uno dei giocatori più blasonati del "batti-e-corri" in Italia. E per questo, dal 2011, fa parte della Hall of Fame del baseball italiano. Ceccaroli è cresciuto nel vivaio del Rimini Baseball e ha debuttato in prima squadra nel 1977. Ricopre il ruolo fondamentale di lanciatore (poi sarà anche prima base), ma a differenza di molti pitcher è forte anche in battuta. Ed è un un braccio che non si rompe mai: alla fine della sua esperienza in Serie A, nel 2003, ha stabilito il record di 412 partite, 2024 riprese giocate, 488 opportunità difensive, 34 errori, 930 di media difensiva.   [caption id="attachment_40673" align="aligncenter" width="835"] Da sinistra, Paolo Ceccaroli, Elio Gambuti, Giuseppe Carelli nella Trevi Rimini del 1985-86[/caption] Nel 1979 e nel 1980 ha vinto i suoi primi due scudetti e la prima Coppa dei Campioni con Rimini targato Derbigum.  I primi successi di una lunga serie, dato che nei 15 anni trascorsi con la formazione riminese ha vinto complessivamente cinque scudetti e due Coppe dei Campioni. Nel 1981, all'età di 19 anni, ha preso parte al suo primo campionato europeo con la Nazionale azzurra. Le presenze con l'Italia saranno in totale 119, con 5 Coppe Intercontinentali, 6 Mondiali e 7

"Paso" nasce a Rimini il 18 luglio 1938. Figlio di Massimo, anch'egli corridore motociclista e detentore di diversi record di velocità, inizia intorno al 1958 a gareggiare nel motocross, pur avendo una grande passione per la boxe. Eppure non era, come molti piloti, un buon esempio di atleta; non rinunciava al fumo e da romagnolo purosangue, amava bere, mangiare e fare tardi. La sua guida, tutta istintiva, nelle curve era un gioco di equilibri e gas, dando sempre la sensazione dell'imminente caduta. (Wikipedia) Dopo essersi fatto le ossa negli Juniores ottiene la licenza da senior per la stagione 1964 che disputa in sella all’Aermacchi nella 250cc e 350 cc con cui debutta nel campionato del mondo. Sarà ancora in sella al Macchi per le due successive stagioni dove arriverà al terzo posto nella classifica di campionato della 350 cc nel 1966. Pasolini dà sempre il massimo e oltre ma, contro le pluricilindriche è pura utopia prevalere. Sul finire della stagione 1966 viene chiamato dalla Benelli in sostituzione di Provini dopo che l'asso piacentino deve abbandonare l'attività in seguito al terribile incidente occorsogli al Tourist Trophy. Paso non delude, a Vallelunga al debutto con la Benelli vince nella 500 con Agostini che per cercare di

Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli nacque a Santarcangelo, il 31 ottobre 1705, al n. 38 dell’attuale via Pio Massani; una lapide sul portone ricorda l’evento. La famiglia Ganganelli era di S. Angelo in Vado, nelle Marche, allora Legazione di Urbino; ma il padre Lorenzo, di professione medico, si era trasferito qualche anno prima a Santarcangelo per svolgervi l’attività di medico condotto (dal 1699 al 1708). Dopo la sua prematura morte, la vedova Angela Serafina Macci fu costretta a traslocare con la famiglia a Montegridolfo. Giovanni nel 1723 divenne frate francescano conventuale a Urbino e, in ricordo del padre, una volta presi gli ordini religiosi, assunse il nome di frate Lorenzo. [caption id="attachment_40329" align="aligncenter" width="864"] La chiesa e il convento di San Francesco a Urbino[/caption] Divenne insegnante di filosofia e teologia. Nel 1740 fu nominato rettore del collegio di San Bonifacio a Roma. Scrittore affermato, dedicò a Sant'Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, la sua Diatriba theologica Il suo operato in qualità di reggente del collegio gli procurò la stima di papa Benedetto XIV, che lo nominò consigliere dell'Inquisizione. Proposto come Generale del suo Ordine per due volte (1753 e 1756), Ganganelli entrambe le volte rifiutò. In seguito papa Clemente XIII gli concesse la porpora cardinalizia, ma il suo dissenso nei

Il 18 maggio 1995 entra in carica il primo governo di Romano Prodi. I ministri del precedente dicastero di Lamberto Dini passano le consegne ai loro successori. Fra coloro che lasciano l'incarico c'è Antonio Paolucci, fin qui titolare dei beni culturali e ambientali. È stata l'unica esperienza ministeriale per lo storico dell'arte, durata un anno e quattro mesi.  Paolucci è stato fin qui l'unico riminese a ricoprire la carica di ministro nella storia dell'Italia repubblicana. Anche il Regno d'Italia, dal 1861 al 1946, ebbe un solo ministro nato a Rimini: fu Aldo Ovìglio, ministro della Giustizia del primo governo Mussolini dal 1922 al 1925. Un altro riminese che fece parte di un governo italiano fu il Conte Daniele Felici, ministro dell'Interno del Regno d'Italia napoleonico dal 1804 al 1806. Antonio Paolucci è nato a Rimini il 29 settembre 1939 da una famiglia di antiquari. Laureato in Storia dell'arte nel 1964 con Roberto Longhi, inizia la sua carriera al Ministero della Pubblica Istruzione (cui fino al 1975 spettavano le competenze in seguito devolute al Ministero dei Beni Culturali) sin dal 1969, avvicinandosi al mondo delle soprintendenze. Rivestirà poi dal 1980 il ruolo di Soprintendente prima a Venezia, poi a Verona, a Mantova e infine a Firenze, dove è

Il 17 maggio 1534, Papa Clemente VII revoca ad Antonello Zampeschi da Forlimpopoli il dominio su Santarcangelo, di cui era stato investito appena quattro anni prima dietro il versamento di 10 mila ducati. [caption id="attachment_39952" align="aligncenter" width="1303"] Luca Longhi: “Madonna in trono con Bambino fra i Santi Francesco e Giorgio” (1531). A destra è raffigurato, in completa armatura e inginocchiato, il committente Antonello Zampeschi. Sempre in basso, al centro si vede lo stemma degli Zampeschi[/caption] Cos'era successo? Per capirlo bisogna riepilogare qualche vicenda precedente. Santarcangelo, il principale centro del territorio riminese, da sempre è il più riottoso al dominio dei sipuléin (se già "seppiolini" era il nomignolo dei Riminesi). Ha sempre rivendicato da sempre la propria autonomia e per qualche periodo l'ha ottenuta; o meglio,  stata nelle mani di un signore diverso da quello di Rimini. Lunghissima la lista delle sue ribellioni e ancor più lunga e dolorosa quella delle conseguenze che la cittadina ha dovuto patire. Solo ultimo in ordine di tempo, il terribile saccheggio di cui ci è giunta la descrizione di un testimone oculare, il santarcangiolese Santini: «Adì 29 settembre 1503 fu il sacco di S. Arcangelo che fu il giorno di S. Michele Avocato di detto luoco, e tal sacco durò 22 giorni,

Il 16 maggio 1994 l'Ufficio della Motorizzazione Civile di Rimini consegna al dott. Bruno Sbordone, Commissario di Governo per la Provincia di Rimini, la targa automobilistica RN 000001. La provincia di Rimini è istituita nel 1992, ma ancora non ha assunto tutte le sue funzioni. Più che l'elezione del primo consiglio provinciale, che arriverà nel 1995, per molti il vero segno tangibile della conquistata "indipendenza" è proprio la targa. Tanto che qualcuno era arrivato a fabbricarsela falsa. E basta con quel FO, che per giunta in giro per la Penisola scambiano addirittura per Foggia! Se non che, prima piccola amarezza, l'agognata targa non è la RM che da anni campeggiava nell'adesivo biancorosso e che ogni buon irredentista riminese piazzava sul posteriore dell'auto. Il perchè ha ha origini remote. Fin dal 1927 le targhe italiane erano rimaste di un funereo nero con numeri bianchi. A parte qualche lieve ritocco - come la sostituzione del metallo con la plastica nel 1963 - tali erano rimaste fino al 1976. Una trovata con pochi riscontri al mondo portò a scomporre la targa in due parti, una con la sigla della provincia e l'altra con i numeri. Non si volle rinunciare al tradizionale sfondo ferale, ma forse per contrastralo la sigla

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