Transitando in Viale Regina Elena, a Rimini, ad un certo punto non potrete fare a meno di turarvi il naso per non essere sopraffatti da un tanfo insopportabile. D'istinto vi metterete a scrutare il marciapiede, imprecando contro il maleducato proprietario del cane di cui immaginate aver calpestato una grossa cacca. Ben presto, però, vi accorgerete che quel lezzo non lo emana del putridume attaccato alle vostre scarpe, ma proviene da un esercizio commerciale che si trova lì a fianco, nella cui vetrina fa bella mostra di sé un'abbondante quantità di escrementi di origine umana, anche se di una umanità alquanto miserevole. Si tratta di macabre bottiglie di vino e di birra, le cui rivoltanti etichette elevano un inno osceno agli orrendi padri della criminalità fascista e nazista, due fra le più grandi “mondezze della storia”: Benito Mussolini e Adolf Hitler. Se a quel punto sarete assaliti dal comprensibile istinto di sputare, cercate di trattenerlo. Sa non ci riuscirete, vedete almeno di sputare in terra e non in aria. E se lo sputazzo dovesse comunque rimbalzare su quella vetrina
Anche se dubito che i lettori fossero in pensiero, ci tengo a dire che un così lungo intervallo fra questo e il precedente mio articolo è dipeso da due fattori: l'intestardirmi a voler aspettare l'avvento del governo legaiol-grullino, sommato all'eccesso di creduloneria verso le litanie televisive che ogni sera lo davano oramai per fatto. Fossero quelle garbatamente sciorinate da Giorgetti, l'unico capataz leghista che mentre parla non ti stupisci che non abbia lo stuzziacadenti in bocca; o le altre, intonate a turno dall'impettito Toninelli (che ti verrebbe di chiamare “Tontinelli” per l'incocalita fissità dello sguardo) e dalla “sbirulina” Giulia Grillo, entrambi bravissimi a recitare la filastrocca del «contratto per il governo del cambiamento» che la “Casaleggio Associati” ha fatto imparare a memoria ai suoi sottoposti. Non che siano mancati appassionanti quiz nazional-popolari in queste ultime settimane: «Chi vincerà “Ballando con le stelle”? Chi accompagnerà Meghan all'altare, dato che il di lei padre si finge malato perché non ce lo vogliono? Chi vincerà lo scudetto? Andrà in “Champions League” la Lazio o l'Inter? Chi sarà il prossimo a uscire dalla “Casa del Grande Fratello?”». Grillini e leghisti hanno però avuto l'indubbio merito di aggiungervi due altri tormentoni di loro esclusiva creazione: «Avrà
“Ma è successo davvero, o me lo sono sognato?”. Credo che tutti noi siamo stati assaliti almeno una volta da questa surreale espressione di sbigottitimento, di fronte ad un avvenimento che non ci saremmo mai aspettati. È ciò che sta capitando in queste ore alla stragrande maggioranza degli iscritti e degli elettori del Partito Democratico; i quali, essendo per lo più “portatori sani” non già del «rancore» di cui teme Emma Petitti, ma di quella necessaria dose di «orgoglio e responsabilità» da lei auspicata, non sanno spiegarsi come mai a Roma vi sia chi abbia già infilato mezzo piede nella tagliola grillina. Nessuno pretendeva che la delegazione del PD, ricevuta dal Capo dello Stato la proposta di incontrare Fico, facesse riecheggiare l'altisonante «Non debemus, non possumus, non volumus» di Pio VII a Napoleone; né che Martina e C. si limitassero ad obiettare: “Scusi Presidente, ma in questi anni avrà senz'altro letto i giornali e guardato la TV. Perché mai farle dunque perdere altro tempo?” Accettare di farsi ricevere da Fico, come richiesto da Mattarella che voleva tentarle tutte, è stato dunque doveroso. E in fondo anche divertente, poiché nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno il Presidente della Camera fosse
La “benzina” per scrivere questo mio odierno corsivo sono stati tre articoli apparsi nei giorni scorsi su questa testata. Gran brutto affare la caduta di memoria Scriveva Manuela Fabbri nella sua polemica contro il progetto “Beach Arena” (che non ho ben capito se sia naufragato o in qualche modo solo rimandato): «Sarebbe bastato che qualcuno ricordasse la vicenda tormentata della “Palestra più grande del mondo” di Vittoria Cappelli, nata nello stesso luogo l’estate dell’84 (ai tempi della Milano da bere per intendersi) per trarne insegnamento. Sindaco Massimo Conti (segretario Psi), vicesindaco Nando Piccari (segretario Pci)». Francamente non so dire – né in questa sede m’interessa scoprirlo – quanta analogia vi sia fra i due eventi, così lontani nel tempo; i quali, però, almeno in una cosa si differenziano: per “Beach Arena” i privati hanno investito qualche loro risorsa; la “bagnarola” della Cappelli si limitò di fatto a ricevere i sovrabbondanti finanziamenti di Comune e Regione. Voglio invece ristabilire quella che, nel suo piccolo, è “una verità storica”. Tagliando le cose con l'accetta, come le capita spesso, e facendo ricorso a ricordi abbondantemente inesatti, è infatti palese che Manuela mi faccia passare per uno degli sponsor di quella cavolata. All'epoca non ero affatto vicesindaco, ma segretario della Federazione
Se il buongiorno si vede dal mattino, altroché l'avvento della “terza repubblica” preconizzato dal bamboccino 5 stelle che ultimamente gira vestito da lezioso manichino per sembrare uomo di governo. Al contrario, le mosse iniziali del dopo voto fanno tornare in mente il peggior mercimonio della prima Repubblica, quando le sorti delle Istituzioni democratiche venivano quasi sempre decise nelle “notti dei lunghi coltelli”, fra imboscate e trabocchetti che la Dc e gli aspiranti suoi alleati si tendevano a vicenda. Il riferimento non è solo al gioco delle tre carte con cui leghisti e grillini hanno buggerato Berlusconi sulla presidenza del Senato, ma anche alla successiva manfrina, tuttora in corso, per decidere chi, fra Di Maio e Salvini, riesca a fare il premier. Qualunque cosa succeda di qui in avanti, i grillini s'intestano però il merito di avere sventato un grave pericolo per il Paese: il temuto “inciucio” fra PD e Berlusconi. Aveva voglia Renzi, in campagna elettorale, a sgolarsi ripetendo “mai e poi mai”: quella del “patto del Nazzareno” era diventata la principale delle turbe psico-politiche che, per statuto, debbono affliggere il “grillino doc”; turbe che, come nel caso specifico, sono talvolta condivise anche dai non pochi “semi-grillini” che albergano in LeU (“più
Sostenere che il voto del 4 marzo non avrebbe indicato una maggioranza, significa non sapere far di conto. Mettendo infatti insieme il 32,7% dei 5 Stelle con il 17,3 della Lega e il 4,3% di Fratelli d'Italia, si arriva addirittura al 54,3% , una maggioranza più che sufficiente a concretizzare ciò che un così grande numero di elettori ha mostrato di volere: un governo che sia espressione di forze politiche portatrici di omogenei “valori non negoziabili”, quali populismo, razzismo e qualunquismo; magari con l'aggiunta di qualche stilla di neofascismo a dargli una sferzata di energia. Non è poi detto che una simile compagine governativa, una volta ai blocchi di partenza, non possa trovare l'aggiuntivo sostegno di una parte di Forza Italia e di qualche altro singolo parlamentare “di buon cuore”. Ad accrescere la rappresentatività popolare dell'unico “governo possibile” concorrerebbe così anche una quota di quel 20% che, già in partenza, aveva messo in conto l'eventualità di avere Salvini o Di Maio premier. Con buona pace di Grasso & compagnia che, per meglio lottare contro il sicuro “inciucio del Nazzareno”, s'erano seduti sulla riva del fiume aspettando che passasse il cadavere del PD di Renzi, ma hanno poi avuto la sorpresa di veder
È proprio vero che anche la scempiaggine può contenere un sottofondo di facezia. Tranquilli, non ce l'ho col compitino stizzosetto pubblicato ieri, a firma di quell'anonimo “coraggiosone” che lancia il sasso al riparo dello pseudonimo BleMO. No, mi riferisco ai tanti che, in questa campagna elettorale che va a concludersi, sono stati capaci di mostrare una gran varietà di connubi fra insolenza e involontaria esibizione del ridicolo. A cominciare del redivivo Berlusconi tornato “sul luogo del delitto”, vale a dire nel salotto di Bruno Vespa a ri-firmare il medesimo, truffaldino “contratto con gli Italiani” di vent'anni fa (e di venti lifting fa, che gli hanno irrimediabilmente incartapecorito la faccia di bronzo). In questi ultimi giorni sta tuonando che «L'Italia non conta più niente in Europa», quasi ci si fosse dimenticati di certe sue brillanti performances europee: i “cucù” alla Merkel; le corna sulla testa di un collega nella foto di gruppo dei capi di governo; le simultanee risatine di compatimento dedicategli in diretta tv dal presidente francese e dalla premier tedesca. Esilarante è anche la figura da povero pirla che Berlusconi sta procurando al fido Tajani, candidandolo a fare i bagagli da Presidente del Parlamento Europeo e a diventare il suo zimbello
Venerdì mattina, in attesa del mio turno alle poste, non ce l'ho fatta a non ridere sotto i baffi orecchiando questa conversazione fra due signore, Maura e Lucia – così le ho sentite chiamarsi – le quali mi precedevano di qualche numero nella prenotazione e, data la confidenza che mostravano nel parlarsi, evidentemente si conoscevano già. Maura: «Di' Lucia, ma hai sentito della Giulia Sarti?» Lucia: «E chi sarebbe?» Maura: «Dài, la deputata di Grillo che nelle foto ha sempre quella “ciurma” lunga così; quella che da quando l'hanno eletta non s'è più vista a Rimini». Lucia: «Ah, adesso ho capito. Ma cosa le è successo?» Maura: «È successo che sembra sia anche lei nell'elenco delle morose che Di Maio vuol lasciare a piedi». Lucia: «Come sarebbe a dire “le morose”? Con quell'aria da patacone, diograzia che ne abbia rimediata una